mercoledì 26 gennaio 2011













ANNA FRANK - Francoforte 1929 - Bergen Belsen 1945

Giovanissima ragazza, sorridente e piena di vita, sin da piccola curiosissima, intelligente ed attenta, figlia di un imprenditore tedesco.
La sua vita si apriva bene, serenamente. All'età di appena quattro anni, però, un po' come la storia di Gesù, se volete, la sua famiglia è costretta a scappare. Perché? Perché i Frank sono una famiglia ebrea e nel 1933, in seguito a normali elezioni per il Reichstag, il Parlamento tedesco, era salito al potere il Partito Nazionalsocialista.
Gli Ebrei, da allora, saranno perseguitati, torturati, uccisi, stuprati in tutta la Germania prima e nell'Europa conquistata dai Tedeschi poi. E verranno persino gasati e cremati nei campi di sterminio, vere e proprie industrie di morte, o fatti lavorare come schiavi nei campi di concentramento.
Anna e la sua famiglia, dunque, arrivano in Olanda e qui possono sperare di stare tranquilli ma non hanno fatto i conti con quello che in Germania stava avvenendo. L'odio si espanderà e quel paese cadrà presto nelle mani dei militari teutonici.
La famiglia si deve nascondere. Lo farà per due anni e un mese.
In questo periodo Anna, che è una ragazza di ormai tredici anni, cresciuta e maturata, tiene un diario segreto in cui appunta di tutti. Pensieri sull'esistenza di Dio, sulla sua famiglia, sugli Ebrei nascosti con loro, sul Nazionalsocialismo, sul mondo, sulla vita ecc...
E' il diario di una tredicenne che divora libri, poiché non può fare altro. E' la confessione di un'anima candida. E' la purezza dell'età a parlare e l'energia vitale della sua femminilità a spingerla ad indagare.
Anna, poi, si sa, verrà arrestata insieme a tutti gli altri. Ella e sua sorella maggiore Margot, saranno destinate dapprima ad Auschwitz e poi a Bergen- Belsen, dove, tre settimane prima dell'arrivo degli Alleati, moriranno di tifo; il padre Otto sarà l'unico sopravvissuto dal campo di sterminio più crudele di tutti, quello appunto polacco. Della madre si perderanno le tracce.
Tutto finito? No! Il padre recupera i diari e li pubblica.
La giovane Anna, il cui corpo era stato sepolto in una fossa comune assieme a quello della sorella, è morta nei campi di sterminio ma in realtà è viva; è viva nel suo sogno, nella sua idea realizzata. Essere scrittrice. Dai tredici ai quindici anni. Una giovanissima donna scrittrice. Perché le parole del suo diario sono ricordo e memoria ma anche riflessione e pensiero.
La civiltà millenaria del popolo ebraico ha trovato, nell'eroismo di una ragazzina che scrive, la redenzione di una intera generazione a cui è stato impedito di vivere e che ha vissuto, in realtà, molto di più di molte altre.
Perché se molti e tanti sono morti nella più totale ignominiosa atarassia, "non ragioniam di lor ma guarda e passa", Anna ha preso posizione, si è interrogata, ha interrogato, ha spiegato. Coi suoi occhi, con le sue parole, con il suo spirito ha spiegato l'inspiegabile malvagità e anche che essa, nonostante tutto, avrebbe lasciato spazio nella storia all'intima bontà dell'uomo.
Anna aveva ereditato, da quel seme di Abraamo e di Isacco e Giacobbe, oltre alla tenacia, anche la capacità di profetare, forse.
Ciao Anna, il mio ricordo di te ...






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