martedì 25 gennaio 2011

25 GENNAIO - SAN PAOLO, APOSTOLO DELLE GENTI


SAN PAOLO, APOSTOLO DELLE GENTI

Chi ci separerà dall'amore di Cristo? L'afflizione o la tribolazione o la persecuzione o la fame o la nudità o il pericolo o la spada? (ROMANI, 8:35)

Saulo è un ebreo. Uno di quelli ortodossi, un estremista, lo chiameremmo oggi. Sicuramente un uomo dalla profonda cultura e dall'indubbia capacità. Capo tra i capi quando viene martirizzato Stefano, quel giorno pensa solo a sopprimere il nome sconveniente: Gesù, il Cristo!

Che la parabola della sua vita, poi, lo veda proprio tra i più attivi e i più importanti apostoli di Gesù è storia che ha molto meravigliato gli antichi e che ha smesso di meravigliare noi moderni non perché l'avvenimento non sia degno di stupore bensì perché oggi tutto per noi è divenuto banale, scontato o persino irritante.

Saulo diventato Paolo e poi santificatosi con la sua opera, è ancora lì, a distanza di millenni, che ci racconta il capolavoro che Cristo ha manifestato nella sua vita. Le ha dato un senso. Non che prima non lo avesse. Tutti possono dare un qualunque senso alla vita. Quel senso di verità, di fuoco della verità che ti riscalda, però, è solo dei grandi uomini di Dio.

Perché Paolo dice che nulla lo separerà da Cristo? Nemmeno la sofferenza ed il dolore? Nemmeno la morte, nemmeno la tortura o la povertà? Perché?

Perché ci invita a fare lo stesso, a proclamare lo stesso?

Perché Cristo è tutto: è vita, è ogni necessario e più di ogni necessario.

Vivere con Cristo Gesù diventa, allora, un elemento di connotazione profonda per Paolo nella civiltà dell'Impero romano in crisi. Lo diventa per ognuno di noi che si fa Paolo che si è fatto Cristo.

So che i fratelli protestanti non amano i santi. Se c'è Cristo da imitare perché imitare Paolo che imita Cristo? Il Paolo da imitare non è Paolo di Tarso nè Saulo ma è Paolo Gesù; è dunque Gesù con il volto e la voce dell'Apostolo. Così come se io mi faccio pio e devoto al punto da sentire lo spirito di Dio in me e Gesù ispirarmi immensamente della sua aura, beh, io smetto di essere il fango che tiene le ossa e divento uno strumento, una chitarra suona e a suonarla è Gesù, un clavicembalo vuoto, se suono da me, ma pieno di grazia se a suonarlo, a guidare le mie scelte, le mie parole, la mia vita, è Gesù.

Così oggi la lezione di Paolo servirebbe a capire che l'ipocrisia dei cristiani è troppa. La prima lettera ai Romani, nella prima parte, parla di ciò.

Servirebbe a capire che le famiglie devono essere unite nel nome di Cristo Gesù. E che le religioni, gli stessi cristiani e ogni uomo dovrebbero essere unite alle altre fedi, agli altri cristiani e agli altri uomini.

E se è vero che Gesù ci aveva predetto spaccature nel suo nome, è anche vero che l'amore vince sempre, come diceva San Paolo, perché l'amore è la Parola di Dio su di noi mediante Cristo Gesù Nostro Signore, a Lui la lode e la gloria per sempre. Amen.

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