mercoledì 1 dicembre 2010

GIOVANNI PASCOLI E LA GRANDEZZA DELLE PICCOLE COSE

Giovanni Pascoli è un antiLeopardi. E questo è strano. Pascoli ama Leopardi ma la sua parabola di vita è diversa. Il poeta di Recanati scrive L'Infinito, la poesia che si perde nell'infinità del cielo azzurro oltre le colline; poi cade in un materialismo che diventa universale ad un verso e per l'altro tragico. Ricordo che il poeta scrive l'idillio nel 1919, a ventuno anni.
Il romagnolo, invece, scrive il X Agosto, che è un "L'Infinito cristiano", è pubblicato nella raccolta Myricae, del 1891, quando il poeta aveva 36 anni.
Cosa ci dice che Pascoli, da giovane socialista arrestato per gli scioperi a cui prese parte, è divenuto oramai cristiano?
Prendete il X Agosto. Com'è la rondine uccisa? "come in croce".
Cosa disse infine il padre di Giovanni, Ruggero? "Perdono".
Chi invoca alla fine l'autore? "E tu, Cielo, dall'alto dei mondi...".
Cielo! Con la maiuscola. Non lo dice, non lo chiama Dio ma a Lui pensa.
Dunque Myricae e soprattutto la poesia X Agosto, dimostrano la grandezza delle piccole cose. Speranza degli umili, degli ultimi, dei poveri. Non è forse Pascoli un povero fortunato? E non è la sua fortuna la grande occasione per tutti i letterati di ritornare ad un sentimento di pace?
Quella che egli sempre cerco?
Così a me pare, con modestia parlando...

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